gemmando fiori da ogni stanco ramo, così annegai la mia sete nell’acquavite tutta la mia disfatta di poeta. ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce. il dolore è un anello sponsale Ah, se t’amo, lo grido ad ogni vento che al sol si sciolga questa triste pietra eppure in me è la sorpresa Questo è anche il periodo dove iniziano gli internamenti di nostra madre. eri predestinata ad essere la Madre dei tuoi Discepoli. di tensione repressa si modella Dio aveva in serbo per te un grande e meraviglioso progetto:  L’ho visto accadere ad altri, non è una mia esperienza. illuminata, adesso, dal distacco; Negli  intervalli concessi per i rientri in famiglia, intervalli sempre più brevi a causa delle profonde depressioni che le provoca l’ambiente domestico, vengono concepite Barbara nel 1968 e Simona nel 1972. io sono donna di amore Se avess’io levità di una fanciulla e lo rimando tacita ai miei occhi non ti dispiaccia che io porti pietra Tutti ammassati. che però grida ancora vendetta con un cilicio stretto e c’era anche il Messia tu che hai nel duro cappello e ritogliere il senso alla natura! un uomo trangugiava il suo vino Oggi quello che è chiamato “il Muro degli angeli”, salvato dal trasloco, si trova finalmente collocato nello Spazio Alda Merini , … prima del paradiso, prima ancora Fummo lavati e sepolti, anche agli occhi di Dio Charles Charlot Charcot, del florilegio dei sensi? un lungo silenzio acceso Sono tornata a Milano quando è finita la guerra, siamo tornati a piedi da Vercelli, solo con un fagotto, poveri in canna, e ci siamo accampati in un locale praticamente rubato, o trovato vuoto, di uno straccivendolo. vuota di sé ho scrutata la pupilla, io sarei morta di amore. Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso del nero della notte e nel silenzio con le tue scarlatte voglie, astrale, ma io sono nella notte ancora a piangere, Bambino. e fiorita son tutta e d’ogni velo e taci meravigliata Amore mio E se la morte un dono ha fatto come uno storpio anela ogni suo passo. Il nostro rapporto con nostra madre è sempre stato assai complesso, evasivo, la vita di nostra madre ha influenzato positivamente ma anche negativamente le nostre scelte, ma soprattutto la nostra vita. in lunghi anni di stupido terrore, pronta ad asciugare amorevolmente le mie lacrime. che sarà anche triste vivendolo cosi, nell’ombra. Poi la mia casa è stata distrutta dalle bombe. era il disegno del nostro babbo era soltanto un mare di dolore Nacque a Milano, il 21 marzo 1931, dove morì il primo novembre 2009. ma le tue labbra gaudenti ma non avevo colpa e lo spavento è entrato nel mio petto Ettore era un uomo semplice, concreto, indifferente agli interessi culturali di nostra madre. Nonostante le parole della nostra amatissima madre siamo onorate di ringraziare le migliaia di persone che si sono recate a porgere il loro saluto alla  piccola ape furibonda che, con la sua vita difficile e la sua opera sofferta, ha segnato la storia culturale non solo di Milano. che ho creato dapprima o fiore di questo mio corpo ma nel giorno di morte Ti ho inventata madre, I tristi rintocchi funebri delle campane del Duomo di Milano pesano ancora sui nostri cuori mentre ricordiamo quello che raccontava di noi: “Ho avuto quattro figlie. quanto pesante è adducerti il mio se la mia poesia non fosse come una gruccia ho avuto la mia resurrezione, ha la potenza di un abbraccio immenso. come coloro che si gettano nell’inferno I versi sono polvere chiusa alle inutili glorie del mondo ... Quando sono diventati i genitori di una figlia bella come te. ma non sono salita nei cieli sempre sui cespugli martoriati Sull’ultima corda del tuo violino che salgono dal buioa ghermirti nell’anima ferita. Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo. Non penso siano idee blasfeme, la Chiesa non mi ha mai condannata. A Flavia e Gianfranco nel giorno delle loro nozze. donne di grande fede attendono da secoli né avrò bisogno delle tue vene che pulsano, sfiori profili di una lunga serie di segni, Però in cima aveva una stella alpina ti giuro. sì, più dura vicenda A loro raccomando sempre di non dire che sono figlie della poetessa Alda Merini. ci sta forse un respiro  Abbiamo ripescato anche mia sorella che era partita con i fascisti, con i tedeschi, aveva imparato, si metteva in strada, tirava su le gonne, i tedeschi andavano in visibilio e le regalavano il pane, si sfamava così, si alzava solo la gonna, era bellissima. come una rosa sfatta nel sereno. il mondo – non tornare a vedermi, sono in pace anch’io mi sono ridestata il giorno dalle acque così grigie, voglio spazio per cantare crescere  Ma il mio cuore, trafitto dall’amore Qualche ragazzo mi sorride con le mani sapienti del perdono…, E so anche che mi ami di un amore Gli impediscono di vedermi… ma io fossi anche la donna più disastrata, son la sua mamma, capisci? sono un linguaggio per l’amore vivo dal greto asciutto per le libagioni. Nello stesso periodo inizia un’amicizia con il poeta Michele Pierri che aveva dimostrato di apprezzare le sue poesie. Non lo so se credo in Dio, credo in qualcosa che… credo in un Dio crudele che mi ha creato, non è essere cattolici questo? perché tu eri la mia dottrina,  quell’urlo di silenzio negli anni  Stuprate anche dai preti, allora mi sono incazzata davvero. Stavo in casa e aiutavo la mamma, andavo all’oratorio, ero una brava ragazza io. che ti coprirà con le sue foglie. mi sono divisa da te. di un mio tormento d’amore, come luna senza fasi Mi hai suscitato dalle scarse origini parto ultimo è solo è l’ultimo soffio dell’uomo. morirei sopra una lampadina accesa, i garretti possenti, ne disperde i contorni. che ha indurito il mio cuore. Alda Merini è la poetessa italiana più amata. sperando l’ovvietà di un risoluto rebus più quietamente questa nostra sete. le mura del manicomio per la resurrezione degli uomini…. Spaccarono la tua bellezza sono i falsi poeti ma invano soffochi la tua voce  invece di codesto, torturato, della santa della sanguinaria e dell’ipocrita. dell’incantevole inganno. Ed il senso verrà ricostruito, Diviene un personaggio di successo, comincia a guadagnare i primi soldini, ma non cambia il suo stile: continua a vivere come una clochard nella casa dei Navigli, in un passato sepolto sotto mille oggetti accumulati nel tempo, in una casa piena di libri, quadri e fotografie, dove i muri divengono la rubrica su cui scrivere i numeri di telefono, ed il pavimento è un mosaico di sigarette spente… un rifugio, nella foschia dei Navigli, per artisti,  barboni o squattrinati, che le facevano visita. mi fermerò il tuo momento, Molti diedero al mio modo di vivere un nome. dall’espressione assente. sono la ninnananna che fa piangere i figli, è un niente che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore, Invecchiando mi diedi al vino Mi commuovono». ghermiva le mie mani. E contro me le cose inanimate ti ha spinto all’argine pieno. eppure mentre mi trasmigro non sapevo che avesse una faccia sanguigna, sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida, quella che beve il mio dialogo dolce, sfiorava tutte le rose. e una pozza di acqua infettata La sola volta che lascia  il suo rifugio è quando ottiene il premio Montale Guggenheim; con in tasca i soldi vinti chiude a chiave la sua amata casa in Ripa di Porta Ticinese 47 è si trasferisce all’hotel Certosa, dove vi rimane fino a quando non finisce tutti i soldi, in buona parte donati ai barboni che incontra per strada. che dovrebbe essere una parola quando l’amante, tenebroso duce e i nostri maledettissimi corpi In basso sono riportate frasi per una figlia speciale per ricordare alla principessa di casa che è sempre nel nostro cuore. con una voluttà bacchica e assente, Mio padre e mia sorella erano rimasti in giro a Milano a cercare gli altri: eravamo tutti impazziti. Alda Merini: “ Mi hanno rubato la figlia, praticamente. Sono tornata a Milano quando è finita la guerra, siamo tornati a piedi da Vercelli, solo con un fagotto, poveri in canna, e ci siamo accampati in un locale praticamente rubato, o trovato vuoto, di uno straccivendolo. per la festa e il lavoro, poggiavi sopra di me Ho trovato una tale falsità nella Chiesa allora, in manicomio vedevo le ragazze che venivano stuprate e dicevano di loro che erano matte. scende la gioia del Divin Tu eri la verità, il mio confine,  Tu mi eri fratello Alda: “Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Siamo approdati a Vercelli. Sempre nel 1972 nostra madre esce dal manicomio; si alternano periodi di salute e di malattia con sporadici periodi di internamento,  fino al 1979, quando fa definitivo ritorno a casa e ricomincia a scrivere raccontando la sua esperienza, gli orrori e le torture dell’internamento nell’ospedale psichiatrico. Nel 1983, dopo una lunga malattia, viene a mancare nostro padre. piatta, immobile e lontana o specie martoriata di figlia, Alda Merini è la poetessa più amata del novecento italiano perché ha saputo sublimare la sua dolorosa esperienza biografica in poesia pura. e non mai ascoltato. Alda rimasta sola vive la sua solitudine di artista e donna, in uno stato psichico ancora debole. può rimuovere tutto, ma domani fortissime nell’amore diventa inesplicato errore per dolcissima muovermi ferita:  Ho odiato la tua poesia, le tue vicissitudini, da allacciare al mio tronco, e tu, possente Vogliamo raccontavi la sua storia, non la storia della famosa poetessa che tutti voi già conoscerete ma la storia di una madre, una madre un po’ particolare…. E perciò dàmmi un figlio delicato, può decidersi bello Non serve necessariamente una ricorrenza per esprimere a una figlia quanto le vogliamo bene. Mi viene a volte un gobbo sfaccendato, per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”. e piange sempre la sera. le mura di Gerico antica. Questo le provoca un profondo stato depressivo che la riporterà a vivere nuovamente le torture e gli orrori dell’ospedale psichiatrico, questa volta di Taranto. non dovrebbe passare giorno del suo labbro al silenzio costumato. risospinta dagli echi all’infinito. nelle radici-spirali degli alberi,  tutto il mite coraggio. con richiami di musica divina, Frasi per una figlia. un bellissimo, vergine viticcio anima circonflessa, di averti accanto a morire tumida forse solo dell’amore, come di una corda che vibra L'Alda non era fatta per occuparsi della casa e della famiglia. e ci buttavano sulle brandine nude Ché, nel mondo, non seppi né i silenzi dei cimiteri E più facile ancora mi sarebbe ci promettemmo il “sempre” degli amanti, che non muore mai. Una donna ribelle, passionale, sognatrice, una donna che ha sofferto, che ha lottato per avere quello che desiderava, con un carattere difficile, testarda, tenace, bisognosa di continue attenzioni. un antico presepe mi trattiene nemica; oso parole, aprire le zolle …e mi vergogno di me stessa… Ne soffro … Poesie. fiducioso il mio canto, veramente Potresti anche telefonarmi io oggi mi sono sposata al dolore, con che leggera grazia La prima figlia, Emanuela, ne racconta la vita domestica e pubblica, attraverso i ricordi personali e gli scritti ritrovati. Dopo questo episodio ha inizio un triste periodo di silenzio e separazione dovuto all’internamento manicomiale di nostra madre presso l’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano. Da un amante ci si può staccare, ma da un figlio non riesci”. A tutte le donne poesia di Alda Merini 01/02/2018 Off Di Redazione Mondo Mamma A tutte le donne Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso sei un granello di colpa anche agli occhi di Dio malgrado le tue sante guerre per l’emancipazione. corpo astrale del nostro viver solo Abbiamo perso tutto. ch’io lanci un urlo inumano,  Un bel tradimento da parte dell’Inghilterra, perché noi eravamo tutti a tavola, chi faceva i compiti, chi mangiava, arrivano questi bombardieri, con il fiato pesante, e tutt’a un tratto, boom, la gente è impazzita. sei astro che rischiara O, senza tregua più, ma fuori l’aria è corretta, Però in cima aveva una stella alpina ti giuro più quietamente questa nostra sete. io mi guadagno palmo a palmo il giorno: Rubrica. In quel grembiule noi trovammo ristoro emananti dei fiori e da ogni grazia. Non ti dispiaccia che parli il tuo nome; sfiorano le corolle in primavera? La Chiesa è dura con le donne, da sempre. ben legate ad un ceppo. Io sono molto cattolica, la mia parrocchia a Milano era San Vincenzo in Prato. e l’ordine delle cose. Difficile era, ed è stato, rapportarsi con una madre-poetessa, la cui vicenda personale è diventata con il tempo sempre più motivo di interesse  per critici e lettori. a noi sperduti viandanti. Apro la sigaretta Non so neppure come ho trovato il tempo per farle. sei a fondo nel mio mare se io non potessi più cantare, eppure il mio cuore ti canta, varca la soglia Così, sopra una forma già distesa Ma perderti così e dirmi in un soffio di vita (22 dicembre 1948 – da”Poetesse del Novecento” 1951). tanto che mi attanagli nella pelle e mi toglieresti a questi dolci sogni Mia madre invece aveva un vecchio grembiule contro la pelle di un uomo. Lei era polposa e fresca Perché, Dio non è così? madre, cercherò negli spiriti  credendole il mio fango musicale. Alda Merini : “ Mi hanno rubato la figlia, praticamente. a capovolgere il mondo. Andavo invece a mondare il riso, a cercare le uova per quel bambino piccolino: badavamo a lui, era tutto fermo, c’era la guerra. sarei scivolata nel sonno spoglierei questa insipida memoria quando ho cominciato a scrivere. ti parla di care promesse, onde ne ribevessi la mia assenza! D’ogni dolore che sanno di tanta ironia Sono di nuovo i versi di Alda a fluire, ancora liberi a riempire i vuoti, a lasciar scorrere la vita, proprio come facevano sulle pagine dei suoi libretti e sulle pareti della sua casa di Milano. dal mio sguardo redento? Noi eravamo sotto, nel rifugio, durante un coprifuoco; siamo tornati su e non c’era più niente, solo macerie. un unico bacio d’amore. Non avete veduto le farfalle beatissimo insistere sul giuoco Vogliamo raccontavi la sua storia, non la storia della famosa poetessa che tutti voi già conoscerete ma la storia di una madre, una madre un po’ particolare…. Avevo 18 anni, dove dormivo scusate? Così, timidamente, la parola e tu lo sai bene Genesi                      a Pietro De Pascale. Quella pazza. Non prego perché sono un poeta della sventura https://dilei.it/dileicipiace/alda-merini-malattia-figlie-frasi/511249 che il tuo destino era segnato da sempre. tu eri la mia ape  Abbiamo ripescato anche mia sorella che era partita con i fascisti, con i tedeschi, aveva imparato, si metteva in strada, tirava su le gonne, i tedeschi andavano in visibilio e le regalavano il pane, si sfamava così, si alzava solo la gonna, era bellissima. Getto noccioli di cartone, del massacro delle notti solitarie ora sono tutta funesta +39 0362 621011 info@latisnc.it. allora simile a Dafne sulla Terra. e ghignavano, ghignavano verde, potesse scatenar tempesta. sul corpo del Naviglio Amore che giaci Morta bambina,  ho conosciuto i segreti di mio padre La non felice situazione finanziaria in cui versa, la porta ad affittare una stanza ad un amico pittore. hanno morso più baci la buona, la colma di grazia. di te è “segreto” eterno e inafferrabile; e forse gli avrebbe portato in dote un figlio.

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